Villa S. Pietro – richiesta revoca autorizzazione paesaggistica

Spett.Le
Commissione per la
la pianificazione territoriale e il paesaggio della Comunità Alto Garda e Ledro
38066 Riva del Garda

e p.c.
Servizio urbanistica e tutela del paesaggio
c/a arch. Angiola Turella

Oggetto: Osservazioni riguardo progetto Villa S. Pietro ad Arco (piano di recupero 14); richiesta di revoca in autotutela dell’autorizzazione paesaggistica; richiesta di parere al Comitato provinciale per la cultura architettonica e il paesaggio

Il paesaggio costituisce un valore in sé: a fianco del diritto del privato a edificare nel rispetto delle prescrizioni urbanistiche, c’è il diritto della comunità al rispetto dell’armonia dei luoghi e alla tutela dei valori culturali in essi sedimentati. Il paesaggio è, infatti, un bene collettivo, trovando riconoscimento nell’art. 9 della Costituzione, nella Convenzione europea sul paesaggio e nelle leggi provinciali.

L’esame del piano di recupero per Villa S. Pietro induce il fondato timore che l’interesse generale – a cui la tutela del paesaggio dovrebbe mirare – non sia rispettato: la tipologia architettonica, l’altezza, la presenza di ampi balconi, le coperture terrazzate rendono inammissibile l’inserimento nel centro storico di Arco degli edifici progettati. Sorgono quindi forti perplessità sull’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Commissione, che non pare abbia prestato adeguata attenzione al contesto circostante, né alle disposizioni paesaggistiche dell’art. 81 delle NTA, pur essendo vincolanti.

In merito al primo aspetto, si sottolinea come la valutazione paesaggistica di un’opera non possa prescindere dall’analisi del contesto circostante, pena la sua inutilità. In particolare, la componente percettiva va valutata nel concreto, con l’osservazione condotta da punti panoramici quali la rupe del Castello o la connessione visiva e il cono di visuale da Piazza III Novembre, analizzando i caratteri identificativi delle zone e degli edifici limitrofi. Sembra assente ogni valutazione d’insieme e, in particolare, che manchi un’analisi dell’impatto visivo dal Castello. Si tratta di un punto di vista privilegiato, tipico, caratterizzante e turisticamente rilevante.

Una passeggiata lungo i sentieri che conducono al Castello sarebbe sufficiente per valutare l’evidente disarmonia della copertura terrazzata (con presenza di pannelli fotovoltaici in deroga alla normativa di installazione degli stessi nell’ ambito dei centri storici) rispetto alle coperture a falda circostanti. Si rileva inoltre, sempre con riferimento agli aspetti paesaggistici, che il progetto non ha alcuna rispondenza ai criteri tipologici prescritti dall’art. 11 del titolo III delle NTA per la tipologia R3.

Va infine valutata la componente antropico­culturale, rispetto alla quale il progetto è totalmente decontestualizzato.

Oltre all’assenza di un’adeguata valutazione orientata alla tutela paesaggistica del contesto – ­ e  siamo al secondo aspetto ­ – si sono violate le prescrizioni paesaggistiche contenute

“ART. 81 ­ ARCO CENTRO STORICO – Area Istituto S. Pietro. Piano di recupero, n. 14.

1. Interessa l’area occupata dal complesso dell’Istituto Villa S. Pietro (ex Park Hote-l). La zona risulta delimitata sia nella planimetria del P.R.G. che nello schema allegato.

2. Il piano di recupero è finalizzato alla riqualificazione urbanistica di quest’area del centro storico, compresa tra i giardini di Arco, Via S. Pietro e Via Pomerio, ridefinendo la disposizione dei volumi e la viabilità in modo da connettere visivamente i giardini della città di cura al fiume Sarca, riqualificando nel contempo un comparto urbano caratterizzato da fabbricati di scarso significato storico e di mole visivamente impattante.

3 La progettazione del piano di recupero dovrà essere coerente con le prescrizioni e le linee guida elencate qui di seguito: a) gli edifici esistenti su Via S. Pietro dovranno essere demoliti e ricostruiti in posizione arretrata rispetto alla strada, liberando in tal modo un’area che andrà sistemata con alberatura di pregio; b) per le ragioni urbanistiche sopra motivate, gli interventi sugli edifici potranno discostarsi da quanto stabilito nelle schede di rilevazione degli insediamenti storici, fatta eccezione per gli edifici soggetti a risanamento ed a restauro; c) solamente nel caso risultasse riconfermata per l’intero comparto l’attuale destinazione socio­ assistenziale, è consentito un aumento fino al 20% del volume emergente esistente; d) la nuova edificazione dovrà risultare immersa nel verde, poco emergente rispetto al contesto urbano e presentare un’elevata e condivisa qualità formale; e) l’altezza dei fabbricati sarà quella che meglio concilia l’esigenza di mitigare l’impatto visivo con la necessità di destinare una vasta superficie al verde; f) i parcheggi previsti dalle presenti norme dovranno essere di facile accesso, non interferire con la viabilità esistente e di progetto, e realizzati prevalentemente nel sottosuolo; g) l’intervento dovrà prevedere la riqualificazione della pubblica via con la realizzazione di un percorso pedonale alberato su Via S. Pietro.

Il piano è dunque finalizzato dalla norma alla riqualificazione urbanistica della parte del centro storico compresa tra i giardini di Arco, Via S. Pietro e Via Pomerio, ridefinendo la disposizione dei volumi e la viabilità in modo da connettere visivamente i giardini della città di cura al fiume Sarca.

Viceversa, osservando i progetti e il rendering (in allegato 25) si nota che la connessione visiva tra i giardini e il fiume Sarca, che sarebbe resa possibile grazie all’arretramento del sedime dei nuovi edifici lungo via S. Pietro, in realtà viene in larga parte pregiudicata dalla presenza di balconi aggettanti fino al limite della carreggiata stradale e della struttura metallica di sostegno delle citate “quinte verdi”. Inoltre, il richiamo esplicito alla “città di cura”, rimanda senz’altro alle tipologie edilizie caratterizzanti il periodo asburgico, e quindi è incompatibile con tipologie edilizie che – estranee alla città di cura e con essa incoerenti – eliminano ogni riferimento storico e geografico, per incistare un elemento anomalo in un tessuto urbano di tutt’altro carattere.

Non sono rispettate neppure le singole prescrizioni contenute nella norma, e in particolare quanto previsto alle lettere a), d) e).

La lettera a) stabilisce che gli edifici esistenti su Via S. Pietro dovranno essere demoliti e ricostruiti in posizione arretrata rispetto alla strada, liberando in tal modo un’area che andrà sistemata con alberatura di pregio.

L’arretramento dell’edificio è parziale riguardando solo il piano terra, mentre ai piani superiori l’edificio, a causa di ampli balconi, giunge a filo strada. Non consentendo né di collocare a dimora alberi di pregio, né, come testé rilevato, di connettere visivamente i giardini della città di cura al fiume Sarca.

La lettera d) stabilisce che la nuova edificazione dovrà risultare immersa nel verde, poco emergente rispetto al contesto urbano e presentare un’elevata e condivisa qualità formale. La nuova edificazione, tuttavia, non sarà ­ né potrà essere ­ “immersa” nel verde (quello a nord è un grigliato metallico tridimensionale con degli improbabili rampicanti, quello a sud­est un riporto di terreno su di un interrato), né è poco emergente dal contesto urbano (le altezze non lo permettono). Quanto alla “elevata e condivisa qualità formale”, delle due l’una: o si ritiene che la norma si riferisca alla qualità dell’oggetto edilizio in sé considerato – e ciò significa assumere che qualsiasi edificio avente una propria coerenza estetica (un trullo, un igloo, una pagoda cinese, una baita tirolese ecc) sia ammissibile; o significa che il risultato estetico deve essere in armonia con i caratteri urbanistici e architettonici del contesto. Solo così acquista senso la prescrizione che la qualità formale sia “condivisa”, oltreché – auspicabilmente – elevata.

Alla lettera e) il piano di recupero prevede che l’altezza dei fabbricati sarà quella che meglio concilia l’esigenza di mitigare l’impatto visivo con la necessità di destinare una vasta superficie al verde. Ma non si vede come l’impatto visivo possa essere mitigato, posto che rispetto ai volumi attuali vi è una sopraelevazione che va dai 2 ai 4 metri. Infatti, l’altezza dei nuovi edifici riferita alla quota caposaldo collocata su via Pomerio è pari a 17.50 metri (Tav. 09 Sezioni).  L’altezza del colmo del più alto dei corpi esistenti, quello che prospetta su via S. Pietro, è 15,10 metri (Tav 03 e 03A ­ Calcolo volumi esistenti) con altezza a metà falda (art. 5 delle NTA) di 14,40 metri. Tenendo conto della differenza di livello della quota caposaldo rispetto al terreno esistente, si può ragionevolmente affermare che i nuovi edifici avrebbero un’altezza superiore di 2 metri al più alto dei corpi esistenti. Rispetto agli edifici ubicati in via Galas e in via Pomerio, che costituiscono il più diretto riferimento visivo, i nuovi edifici li sovrasterebbero di 3 -4 metri.

Non viene garantita la presenza di una vasta area verde. Il piano di recupero adottato nel 2008, che prevedeva un solo edificio con un bonus energetico di 700 m3, è stato sostituito – non si comprende per quale ragione, dato che l’interesse collettivo ne risulta pregiudicato – con un nuovo piano di recupero che prevede tre corpi di fabbrica e un bonus energetico aumentato a 2086 m3. Se attualmente la superficie a verde alberato è pari a 2541 m2 (somma delle pp.ff. 3024 e 3025), in futuro il verde privato di Villa S. Pietro sarà circa 1250 mq. Pertanto, da indice di copertura a verde pari al 65 % (2541 m2/ 3956 m2) si scenderà al 35 % (1250 m2/ 3488 m2 al netto di 468 mq. ceduti al comune). Difficile pensare a una norma più disattesa.

Grazie all’escamotage della moltiplicazione gli edifici, peraltro uniti nelle fondamenta e da una passerella, si è passati da un unico edificio con volumetria prevista di 12.007 m3, per il quale era ammissibile un bonus volumetrico di 700 m3, a tre edifici per cui gli incentivi assommano a 2086 m3 (Tav. 04 Planimetria di progetto). Pertanto, dall’attuale indice di edificazione di 2,95 m3/m2 (11665 m3/ 3956 m2) si passerebbe a un indice di 4,03 m3/m2 (14070 m3/ 3488 m2 al netto di 468 mq. ceduti al comune). Difficile pensare a una norma più disattesa.

Alla lettera g) si prescrive che l’intervento dovrà prevedere la riqualificazione della pubblica via con la realizzazione di un percorso pedonale alberato su Via S. Pietro. Anche in questo caso la prescrizione risulta disattesa, poiché non risulta praticabile la piantumazione di alberatura di alto fusto nell’aiuola prevista lungo via S. Pietro, in quanto la presenza sovrastante di balconi sporgenti ben 3,90 metri dal muro perimetrale fino a ricoprire per intero la larghezza dell’aiuola, larga soli 1,75 metri, precluderebbe lo sviluppo di alberatura di questo tipo.

*****

Considerati gli argomenti sopra esposti, la valutazione paesaggistica non appare coerente con la tutela del carattere paesaggistico del contesto circostante, né rispettosa delle prescrizioni dell’art. 81. Conseguentemente,

invita 

la Commissione paesaggistica a revocare in autotutela l’autorizzazione rilasciata, procedendo a una nuova istruttoria che tenga in debito conto tutti gli aspetti evidenziati;

inoltre, si suggerisce,

considerata la valenza strategica che la zona di Villa S. Pietro riveste per il futuro assetto urbanistico e per l’ immagine di Arco, il ricorso al supporto specialistico del Comitato provinciale per la cultura architettonica e il paesaggio previsto dall’art. 13 della legge provinciale 15/2015 per il governo del territorio.

Ove le presenti istanze non trovassero positivo riscontro ci si riserva di presentare ricorso alla Giunta provinciale ai sensi dell’art. 101 della legge provinciale 15 del 2015.

Auspicando che le osservazioni sopra esposte siano opportunamente valutate dalla

Italia Nostra sez. Trento
O.A. WWF Trentino
Comitato per Sviluppo Sostenibile
Comitato salvaguardia dell’olivaia

Pubblicato da salvaguardiaolivaia

Il Comitato Salvaguardia dell'Olivaia nasce ad Arco nel 2013 e si interessa della salvaguardia del paesaggio nell'Alto Garda. E' composto da cittadini che pensano che l'ambiente altogardesano sia da preservare dalle colate di cemento e dall'eccessiva antropizzazione che lo minacciano fino a renderlo irriconoscibile. Così prezioso, così fragile!