Chi siamo

COME NASCE IL COMITATO
Il comitato nasce intorno a una storia vera di speculazioni edilizie e colate di cemento in un paesaggio da sogno proprio dove non penseremmo di trovarla (o forse sì), di ottusità e scarsa lungimiranza dell’Amministrazione Comunale, di torpidezza della politica cittadina, di silenziosa omertà, di cittadini che, fuori dai partiti, si svegliano e leggono le carte e iniziano a chiede conto.
E’ una storia italiana come tante altre, con la politica miope (o ci vede benissimo), perché c’è un gruppo di cittadini a cui piacciono gli alberi più dei politici e gli edifici storici più dei cubi di cemento e alza la testa, perché c’è la passione di alcuni che provano a opporsi all’andazzo e a partecipare.

CONTESTO
Il contesto è un paesaggio da favola, una valle tra lago e montagne, contornata dal grigioargento degli olivi. Piace agli Asburgo quando è ancora nell’Impero.
L’arciduca ci fa la sua residenza invernale, la corte lo segue. Ai confini dell’impero arrivano i limoni, c’è un bel clima, gente ammirata, povera ed obbediente. Piace poi ai malati di tubercolosi, quando ancora il male non perdona: si sdraiano sui lettini delle balconate delle decine di sanatori. E’ piaciuto a Goethe, Kafka, Nietzsche. Persino il Dürer aveva immortalato uno scorcio della rupe del Castello, e ci aveva messo nascosto dentro il proprio autoritratto.
Poi le cose cambiano, qui diventa Italia, arriva il fascismo e due guerre.
Opere idriche che asciugano il fiume, la Sarca. Imprevidenti amministratori non acquisiscono la parte sud del Parco Arciducale e delle scuderie asburgiche.
Col boom economico si inizia a costruire: case, industrie e capannoni.
Arrivano i turisti, tanti, che veleggiano sul lago, arrampicano sulle pareti, vanno in bicicletta, scendono nei torrenti, si lanciano col parapendio.
Ma è negli ultimi quindici anni che le cose si fanno drammatiche, il fondovalle diventa oggetto di speculazione edilizia e si popola di costruzioni senz’anima.
Qualcosa inizia a muoversi, tra la gente qualcuno vede altre possibilità: un Parco Agricolo.
La legge di iniziativa popolare ha grande successo tra i cittadini, ma nessuno tra i politici della Provincia Autonoma, che l’affossano.
L’OLIVAIA E L’ex ARGENTINA
Un luogo sacro ed unico al mondo viene preso di mira dalla speculazione edilizia: l’olivaia, un anfiteatro naturale dove crescono ulivi ben oltre la loro abituale latitudine.
Un giorno vengono tolti i ponteggi ad un ex sanatorio e alla gente casca la mascella.
Quel sanatorio era l’ “Argentina”, un edificio ricostruito ed ampliato con i soldi delle rimesse dei nostri emigrati nel Nuovo Mondo.

Doveva essere un “recupero filologico”, è invece una colata di cemento modernista. Doveva inserirsi nel paesaggio ma lo ha distrutto. Come è stato possibile? La macchina burocratica sembra kafkianamente inarrestabile, un dato di fatto da digerire. Ma c’è qualcuno che non digerisce. Inizia Gilberto Galvagni, con la sua bella barba e l’amore per la montagna, montanaro e poeta. I sudditi dell’Imperatore Cecco Beppe dormivano sonni tranquilli: l’Imperatore fa quel che si deve, lasciamo fare che siam ben governati! La gente qui continua a dormire quel sogno: c’è mamma Provincia, siamo autonomi, ci governiamo bene. No sem miga come quei Taliani, zo là, che i fa su spegazzi ogni roba che i fa. Noi sem Trentini, sem furbi.

Gilberto Galvagni
Gilberto Galvagni

Mica tanto.
C’è qualcuno che non digerisce le nuova costruzioni in un luogo così pregiato.
Si forma il Comitato per la Salvaguardia dell’Olivaia e va a leggere le carte. Tante carte. Commissioni urbanistiche, consigli comunali, convenzioni con i privati. E saltano fuori cose interessanti. Un assessore che si prodiga in consigli al costruttore su come giustificare la demolizione dell’edificio da conservare. Altro che “recupero filologico”. Un progetto che promette inserimento nel contesto paesaggistico e storico, ma una realizzazione che ne è completamente sganciata.

argentina

Eppure nella tavola delle immagini c’è la fotografia dell’ex sanatorio con la dicitura manufatto conservato (tav. 29 allegata al piano di recupero). Una Commissione Urbanistica che, dopo essersi occupata di dettagli, decide in presenza del Sindaco “di non esprimersi”, perché non appare opportuno esprimere un parere in contrasto con la Commissione Edilizia. Uno stato di fatto e un calcolo dei volumi precedenti che non c’è (“abbiamo un brogliaccio su cui il geometra ha scritto dei volumi”, dice il Sindaco). Ci si fida di quanto dichiarato dal costruttore, quindi.
Il progetto non è finito, manca l’ultimo edificio. La Commissione edilizia di cui faceva parte il nuovo Sindaco dà il via libera alla demolizione con ricostruzione e ampliamento, ma questo edificio su via Calvario potrà essere demolito ed in tal caso non più ricostruito, se mantenuto dovrà tuttavia conservare il carattere storico-architettonico esistente. Il Comune chiede allora un’autorizzazione in deroga alla Provincia. Quest’ultima è perplessa: non si può costruire modernista, la proprietaria ritira la domanda. Anche qui qualcosa non torna con le volumetrie. Così come non torna che formalmente si siano considerati interrati i volumi dei parcheggi che fuoriescono dal preesistente profilo naturale del terreno: eppure era prescritto di seguire le linee naturali. Il famoso giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella si interessa alla vicenda e firma un pezzo sull’Argentina: si scatena la polemica, gli assessori di quegli anni si smarcano e come nella famosa canzone giurano e spergiurano di non essere mai stati lì. Finalmente la magistratura apre un’indagine. Le carte sono molte, il tempo è passato, la materia spinosa, si vedrà.

A MO’: VARIANTE 14
Ma la macchina non si ferma e sforna la Variante 14 al PRG (la quattordicesima modifica al piano regolatore generale, nell’Italia delle eccezioni si va avanti così) che promette protezione e salvaguardia dei centri storici ed invece prevede nuove costruzioni nelle aree a loro protezione. Prevede un’area sportiva per il Comune in cambio di un centro commerciale, anche se l’area sarebbe bislunga e difficilmente utilizzabile, e il centro commerciale ad esser gentili superfluo.
Prevede anche che da un albergo con parco, dagli attuali 6.155,00 metri cubi si arrivi a 16.500 mc tra albergo e nuove abitazioni (oltre all’aumento del bonus energetico).
Il “motore”, la “benzina” della Variante è la “compensazione”. La compensazione è un istituto urbanistico assai complesso, che potrebbe essere riassunto così: il Comune ha bisogno di aree per realizzare opere di pubblica utilità, possibilmente predeterminate (nel PRG); non ha soldi e allora indennizza il privato espropriato con diritti edificatori, che il privato può anche rivendere e che sono utilizzabili in quelle aree che il PRG ha individuato come edificabili, ma per far ciò serve un piano regolatore di tipo perequativo e il nostro non lo è.
Qui la “compensazione” però viene interpretata diversamente.
Il privato presenta un progetto di demolizione e ricostruzione con nuove volumetrie, il Comune si introduce opere pubbliche non previste dal PRG (abbellimento di una piazza, un’ulteriore passerella sulla Sarca o addirittura, a discrezione del privato, parcheggi) o riconteggia una strada di accesso al fiume già prevista e in cambio cede volumetria. Chi c’è dietro l’operazione? In parte non si può sapere, perché c’è una società fiduciaria, in parte si sa, e l’abbiamo detto nella serata informativa, ma è ovvio che le colpe dei figli non devono ricadere sui padri, anche se distratti.
Il Comitato organizza una serata per chiedere conto ad Amministratori e Consiglieri Comunali delle tante irregolarità e per informare i cittadini. Iniziano a interessarsi le forze politiche. Finalmente la Provincia, in zona Cesarini, stoppa la parte della compensazione: illegittima. E l’Assessore querela lo speaker del Comitato che si è infervorato troppo sul potenziale conflitto di interessi. La politica se la prende con gli Azzeccagarbugli (sic), ovvero con chi per dei “meri cavilli” ha fatto perdere 170 posti di lavoro e buttato via 50 milioni di euro di indotto, paragona (piuttosto indecorosamente ed in modo vergognoso) lo stop della Provincia alla sentenza Eternit. Oh, Signore. Siamo tornati indietro agli anni della ricchezza creata con colate di cemento.

L’AGRICAMPEGGIO
L’Amministrazione sembra non capire, non realizzare, si chiede come mai non si faccia ricorso perché la Provincia, in un’area agricola di pregio, abbia concesso un agricampeggio. Il precedente è pericoloso, vista la motivazione degli uffici della Provincia: i centri abitati son vicini. Ma la nostra Valle è piccola: se si considera che si può fare perché i centri abitati sono vicini, allora nessun’area verde è al sicuro: qui i centri abitati sono ormai vicini a tutto! Ma l’Amministrazione svicola perché lasciare che passi quel precedente, si appella all’art. 3 della Costituzione, dice che i cittadini non capirebbero un contenzioso tra istituzioni (e qualcuno insulta pure il Comitato e i suoi membri).

LA SPERANZA
C’è una Villa asburgica (Sanaclero) con un parco speciale, con una flora unica. La Provincia Autonoma, proprietaria tramite Patrimonio del Trentino SpA, la sta lasciando cadere a pezzi. Addirittura, per finanziare un tunnel che dovrebbe trasportare più velocemente i lavoratori, i turisti e le merci nella valle, qualcuno propone di venderla ai privati.
Il Comitato e le altre associazioni si mettono insieme e raccolgono più di 2900 firme per il recupero. Potrebbe diventare per la zona quello che i giardini Trautmannsdorf sono per Merano. Potrebbe essere il segno di un turismo diverso che cerca qui quello che le persone hanno cercato in passato: la bellezza. Potrebbe essere il segno di cittadini che si scuotono, smettono di essere sudditi – Franz Joseph non c’è più – ed esigono di vivere in un posto bello e vivibile, a misura d’uomo, d’occhio, di passeggiata e di passeggino.

SPERANZE E PREOCCUPAZIONI
Al centro dell’azione amministrativa nell’urbanistica e nell’edilizia (oltre alla variante 15), c’è adesso un “Masterplan”, un progetto che sulla carta dovrebbe ridisegnare in meglio il centro di Arco, unificando il verde e rinnovando i giardini. Ma il Masterplan è solo una cornice generale e la pennellata che ci preoccupa molto è un parcheggio sotterraneo sotto un pezzo dei giardini asburgici.
I giardini di Arco sono un orgoglio per tutti: sarebbe bello vederli espandersi fino agli ex campi da tennis, di fronte alla curva del Marinoni, a salutare chi vien da sud!
Ma sopra un parcheggio interrato non posson crescere piante ad alto fusto, quindi i progettisti han previsto un prato verde, a copertura. Non chiediamo l’opinione agli alberi ad alto fusto che non sopravviveranno all’operazione, ma domandiamo: ne risulterà un bel luogo da frequentare o uno spazio desolato, una spianata della desolazione, solo con l’erbetta? I cittadini cosa ne pensano?

Dopo che la Provincia di Trento ha riconosciuto gravi vizi nella variante 14 da più parti evidenziati, l’Amministrazione di Arco sta ora preparando una variante 15, che vorrebbe giuridicamente blindata, e che spaventa ancora di più.
PER APPROFONDIRE UN PO’

La bella Arco dei Sanatori

L’ex-Argentina  (ci sono anche video e slide della serata organizzata dal Comitato)

Anche G.A. Stella se ne è occupato

La Variante 14  (ci sono anche video e slide della serata organizzata dal Comitato)